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Venezia, "Pierre Huyghe. Liminal" a Punta della Dogana

Fino al 24 novembre, 2024 Immagina di entrare in uno spazio noto, ma ora completamente oscuro, immagina di imbatterti in un video gigantesco dove una figura di donna nuda indossa una maschera nera che le copre il volto, facendolo sparire, come anche la fisionomia e l’identità, poiché la maschera ha l’effetto di creare un buco al posto del volto.


Immagina di trovarti a osservare acquari speciali, dove massi di ipotetico granito galleggiano in superfice (e già questo è impossibile), sotto i massi trovano rifugio creature fantastiche, pesci ciechi, ragni ancestrali. Cerchi di fare una foto a questi acquari così folli e improvvisamente, quasi intuendo la tua volontà, le pareti in vetro diventano nere, buie. Vuoi vedere che i pesci ciechi che nuotano non vogliono farsi vedere, non potendo essi stessi vedere? Circadian Dilemma (el Dìa del Ojo) è il titolo di questa opera, i pesci messicani vivendo negli abissi, han perso l’uso della vista e dunque anche il ciclo cicardiano della vita è sfasato, più lungo, più corto, non importa.


Questa è “Pierre Huyghe. Liminal”, la mostra stupefacente a Punta della Dogana. Indescrivibile con parole normali, è solo da vedere.
Umano-non umano, ibridi e trasformazioni, tecnologia all’avanguardia e uso troppo intelligente dell’AI sono i temi che si intrecciano nel percorso. Suoni di voci in una lingua sconosciuta ci seguonon (Idiom), provengono da speciali caschi dorati, maschere ancora, indossati da alcuni performers che vagano nello spazio della Dogana, captando segnali esterni elaborati dall’AI.


Tutto cambia, costantemente, il culmine è nel grandioso video Camata, girato nel deserto di Atacama in Cile, il più antico e arido della terra, dove non c’è nessuna forma vitale. Qui si compie un rituale veramente infinito: il film è creato da robotica alimentata da machine learning, il risultato è un film autogenerato e montato in tempo reale dall’intelligenza artificiale, che lo modifica all’infinito, senza inizio o fine, senza una linearità. A terra uno scheletro umano, sfere di cristallo che riflettono la luce, è giorno e notte, è terra, rocce e prato, è una straniante visione del passato e del futuro, su Marte o sulla luna.



Con Offspring siamo nel mezzo di un’installazione delicata e immersiva, colorata e quasi romantica: uno strumento autogenerante apprende le condizioni atmosferiche esterne, le elabora, le ripropone sotto forma di vapore colorato e musica, come raggi luminosi e totalmente evanescenti.


Nell’ultima sala UUmwelt -  Annlee, personaggio manga immaginario che è stato acquistato anni fa da Pierre Huyghe e Philippe Parreno. Si tratta di immaginazione umana ricreata da un’intelligenza non umana, tutto avviene a caso, le immagini mentali sono prodotte da un’interfaccia cervello – computer, che registra l’attività mentale di una persona che immagina Annlee, anch’esso immaginario. Gioco di specchi, gioco di intelligenza, gioco di magia. Un invito a non restare in superficie.