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Venezia classica: la Scala dei Giganti

Un gioiello nel Palazzo dei Dogi Visitando il Palazzo Ducale, non possiamo non soffermarci sulla stupenda Scala dei Giganti che è un perfetto esempio di Rinascimento a Venezia.
Di inestimabile valore artistico, svolgeva un ruolo fondamentale nella vita politica della Repubblica.

La funzione politica della Scala
L’attuale Scala fu progettata e costruita da Antonio Rizzo tra il 1484-1491, su delibera del Maggior Consiglio.
La precedente struttura consisteva in una semplice scala in marmo, che ad un certo punto non fu più reputata adatta all’importante funzione politica che ricopriva: alla sommità di essa il neo-eletto Doge riceveva la zoia, ovvero il corno dogale, che doveva sempre indossare durante le celebrazioni religiose e politiche: era di fatto il luogo dove veniva incoronato.


Il corno dogale (dettaglio “Il doge Antonio Grimani davanti alla Fede”, Tiziano, Palazzo Ducale)

Il doge, in cima alla scala, doveva essere ben visibile a tutti coloro che accorrevano per ascoltare la sua promissione (promissio ducis) con cui giurava fedeltà assoluta alla Serenissima.

Forse proprio per sottolineare l’importanza politica della struttura, successivamente furono collocate le due statue in marmo del Sansovino, proto della Repubblica.
Ma Nettuno e Marte erano soprattutto i simboli della potenza commerciale e militare di Venezia, in mare ed in terra.

Il valore artistico della scala dei Giganti
Colpisce immediatamente la decorazione di ogni gradino, eseguita a niello, con motivi differenti. Si tratta di una tecnica antichissima, utilizzata addirittura dagli Egizi; ebbe il suo massimo splendore durante il Medioevo e il Rinascimento. La parola niello proviene dal latino nigellum, che significa nerastro.



Dettaglio della decorazione a niello

La struttura è ricca di bassorilievi sia ai lati che lungo tutto il corrimano.


Dettaglio con bassorilievi

Quando nel 1567 vi furono collocate le due enormi statue del Sansovino, prese il nome di Scala dei Giganti.

Perfette nella loro nudità, Nettuno ha il volto quasi tutto coperto dalla barba e dai capelli scompigliati dal vento e regge in mano una creature marina. Marte è rappresentato con i suoi classici simboli: l’elmo e lo scudo.
Il ‘disegno’ toscano michelangiolesco è qui rappresentato in maniera sublime.


Marte e Nettuno, Scala dei Giganti, Sansovino, Palazzo Ducale

Il ‘palco’ dell’incoronazione del doge aveva così raggiunto il massimo splendore artistico.

Era il luogo perfetto per ricordare al più alto rappresentante della Repubblica, nonché agli astanti, che il Doge era un essere umano come gli altri, soggetto a giudizi e punizioni: simbolo di quella Repubblica che pretendeva fedeltà, rispetto ed amore incondizionato, e che non gradiva spinte individualistiche ed egoistiche: il Doge era il suo servo!

Vi aspettiamo per una visita guidata della Venezia classica, ciao.   
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