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I Pulcinella a Ca’ Rezzonico

La satira sociale di Giandomenico Tiepolo durante la fine della Serenissima Durante una visita a Ca’ Rezzonico, non si può omettere di dare il meritato risalto alla stanza dei Pulcinella, con gli affreschi eseguiti tra il 1793 ed il 1797 da Giandomenico Tiepolo per la villa di famiglia a Zianigo.
Essi costituiscono un indiscusso capolavoro dell’artista, che utilizza la maschera napoletana per analizzare un periodo particolarmente critico dal punto di vista storico, sociale, morale ed economico: quello della fine della Repubblica veneziana.


La stanza dei Pulcinella 

Pulcinella: la maschera
È interessante innanzitutto ricordare le origini del nome di questa maschera.
Mentre alcuni sostengono che derivi da ‘piccolo pulcino’ (pulcinello), altri sono certi che sia legato ad un contadino di nome Puccio d’Aniello che ispirò il capocomico cinquecentesco Silvio Fiorello per dar vita al suo personaggio.
Pulcinella è un servo scaltro e molto svogliato. Per campare fa di tutto: fornaio, oste, contadino, ladro.
Non riesce a star fermo e non sa mantenere un segreto.


La tradizionale maschera di Pulcinella

Parla spesso a voce alta e in modo volgare, si muove a scatti e salti, fa spesso smorfie accentuate che strappano sorrisi a chi lo osserva. Ha sempre goduto di una grande simpatia da parte di tutti.

I Pulcinella del Tiepolo a Ca’ Rezzonico
Nella stanza dei Pulcinella siamo circondati da scene di vita quotidiana sia alle pareti che sul soffitto.
Si percepisce subito una straordinaria unità cromatica in tutti gli affreschi: colori ariosi, delicati e tenui, che contrastano con la bruttezza delle maschere dei protagonisti.
Sono rappresentate quelle stesse attività che i nobili veneziani ripetono regolarmente, ma questa volta sono i popolani al centro dell’attenzione.

Troviamo il ‘Pulcinella innamorato’ che senza pudore, senza alcun freno morale, tocca il seno alla donna che sembra gradire l’ardito gesto (del resto è una Pulcinella pure lei!).


Pulcinella innamorato

Alle loro spalle altri personaggi bevono e si divertono. Sono gesti spontanei, lontani dalle ipocrisie della nobiltà veneziana ormai al declino.
Il divertimento viene prima di tutto: questo sembra suggerire un altro affresco, quello di ‘Pulcinella ed i saltimbanchi’.


Pulcinella ed i saltimbanchi

Sono proprio due saltimbanchi ad occupare il centro della scena. Il Pulcinella padre tiene in braccio il figlio, ed assieme assistono allo spettacolo.
Qui il timbro cromatico è leggermente differente: oltre al bianco delle due figure, vi è una dominanza di toni marroni e gialli.

Nella ‘Partenza’ la scena abbonda di Pulcinella: la figura in piedi di spalle si allontana con un vaso sotto il braccio; altre sotto l’albero parlano ed indicano qualcosa; quella in primo piano in basso a sinistra, dopo aver svuotato la brocca di vino, si è addormentata: qui ritorna la volgarità tipica dei Pulcinella che hanno giocato a volano: ancora una volta un rimando ai passatempi preferiti dei nobili.


La Partenza (dettaglio)



La Partenza (dettaglio) 

Al soffitto ammiriamo forse l’opera più poetica: ‘l’Altalena’.
Una scala di legno viene utilizzata dai Pulcinella per uscire fuori dalle viscere della terra per poi divertirsi nel fare l’altalena, però con pose ed atteggiamenti non propriamente così eleganti e raffinati come quelli della aristocrazia.


L’ Altalena
Il messaggio di Giandomenico
In questi affreschi è rappresentata una critica sociale: è questo il modo in cui Giandomenico percepisce la catastrofica situazione storica di Venezia alla fine del ‘700.
È una satira sociale, apparentemente divertente, rivolta contro i membri della nobiltà Veneziana che non accettano di essere ormai arrivati al capolinea; è una satira pungente e severa, quella di Giandomenico Tiepolo.
Cosa si aspettano i nobili? Come immaginano le loro vite alla oramai imminente caduta della Repubblica? Perché continuano in modo ridicolo ed anacronistico a condurre le loro vite di sempre, con le stesse feste, smancerie ed ipocrisie?

Giandomenico sembra però aver trovato la risposta ai problemi che affliggono la società veneziana dell’epoca: un mondo di Pulcinella, dove non vi è distinzione di classi sociali, dove tutti sono uguali e trovano la gioia in semplici azioni, senza perdere tempo in questioni falsamente morali o di arida etichetta.
I Pulcinella indossano la maschera, ma sono veri, spontanei, sinceri, istintivi, vitali, goffi e volgari, tutto allo stesso tempo. Non vi è vergogna nelle loro azioni.
Invece la vecchia nobiltà continua stupidamente ed assurdamente a condurre ancora la sua vita nascosta dietro mille maschere di ipocrisia.




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